Fiera del Fumetto 2019
La famiglia Baudino porge le sue sentite condoglianze ai familiari di Gabriele "AkaB" Di Benedetto, apprezzato fumettista e gentile ospite della Fiera del Fumetto nel 2017Il fumetto speciale di quest'anno per la nona edizione avrà come tema:
GLI ERRORI NEL MONDO DEL FUMETTO >
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ERRATA CORRIGE oppure ERRARE DIABOLIKUM EST
Oggi ogni episodio di Diabolik, prima di arrivare in edicola, viene rivisto e corretto da – minimo – quattro esperti di sceneggiature e disegni. Ma agli esordi così non era perché “fare fumetti”, negli anni sessanta, era più passione che professione. Così capitava si commettessero errori anche grossolani che venivano corretti all’ultima ora, intervenendo direttamente sugli originali o sulle pellicole (niente computer, all’epoca!), e di cui pertanto non esiste traccia tangibile... se non nei ricordi di chi allora lavorava in redazione.
Così Angela Giussani narrava di quando aveva chiesto a un disegnatore di rappresentare la tour Eiffel e si era trovata di fronte un traliccio dell’ENEL. “Ma sapevo solo che era una costruzione fatta di tralicci di ferro”, pare si giustificasse l’approssimativo artista . E Brenno Fiumali, il primo “art director” di Astorina, ricordava una vignetta in cui Diabolik scaricava un cadavere nel cofano della sua Jaguar E-type (in realtà occupato dall’enorme sei cilindri), immagine passata attraverso i controlli di Luciana Giussani, convinta che anche in quel bolide il motore fosse allocato dietro, come nella sua Volkswagen.
Altri meno eclatanti errori sono invece passati indenni ai controlli e pubblicati negli albi ma i lettori dell’epoca, meno esigenti degli odierni, li ignoravano o tolleravano. Oggi essi sopravvivono nelle ristampe (non sempre: in molti casi vengono corretti) e puntualmente segnalati dai diabolikofili.
I quali non sanno quanti difetti (eufemismo) vengano preventivamente fermati e corretti. Sia chiaro: è fisiologico che chi disegna un albo composto da quasi trecento vignette ne “sbagli” un paio, e per questo non va messo alla berlina. In genere l’artista è il primo a sorridere delle sue défaillance. Quindi chi sfoglia queste pagine sappia che è almeno al secondo posto.
Mario Gomboli
